In tempi di elezione del nuovo pontefice, sembra che il film di Edward Berger sia una imperscrutabile profezia. Quasi istintivamente viene evocata l’affermazione di Oscar Wilde, secondo cui “la vita imita l’arte molto più di quanto l’arte imiti la vita”.
In ogni caso, ci si chiede quale sia la vita che quest’arte imita e, immediatamente, il pensiero corre al film di Nanni Moretti, “Habemus Papam”, del 2011. In quel caso, Moretti ci mostrava cosa potesse accadere ad una Chiesa cattolica in bilico fra due pontificati ed alle prese con un Conclave nel quale tutti i cardinali presenti si auguravano di non essere eletti. Anche in quel caso si trattò di anticipare, profeticamente, le dimissioni di Papa Benedetto XVI, annunciate l’11 febbraio 2013.
Il film di Berger è ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore britannico Robert Harris, del 2016.
Harris all’epoca sosteneva di essere stato ispirato a scrivere un romanzo sulla politica papale mentre seguiva il Conclave del 2013; inoltre, poiché stava lavorando ad una serie di romanzi ambientati durante la Repubblica romana, gli elettori papali gli ricordavano il Senato romano.
Una parte della critica letteraria aveva elogiato il romanzo di Harris per la sua capacità di trasformare la lotta nel Conclave, utilizzando sia mezzi legali che illegali, in una grande parabola sulla tentazione del potere.
Anche in Italia abbiamo un romanzo con lo stesso titolo, Conclave. Si tratta di un romanzo del 2001, di Roberto Pazzi, scrittore ferrarese scomparso nel dicembre 2023.
A questo romanzo, in parte, si è ispirato lo stesso Nanni Moretti; peraltro, l’autore, Roberto Pazzi, stava lavorando alla trascrizione cinematografica del testo letterario, al momento della sua morte.
Il Conclave di Pazzi è stato definito un romanzo visionario, grottesco, provocatorio e trasgressivo.
La trama narra del concilio dei cardinali convocati per l’elezione del nuovo Papa, tra i quali il cardinale arcivescovo di Torino, Ettore Malvezzi, che si rende conto di come i cardinali italiani, spalleggiati dal governo, auspichino l’elezione di un loro connazionale. La trama prosegue tra eventi contrastanti, bizzarri e paradossali, mentre le votazioni si succedono senza esito: la morte di un cardinale, Emanuele Contardi; l’installazione di una sauna su suggerimento del cardinale estone; i topi che infestano il palazzo e che non possono essere arginati da una derattizzazione, impedita dalle regole del Conclave, per cui si ricorre ai gatti presi dalle strade di Roma; una seconda piaga, quella degli scorpioni, a cui si fa fronte ricorrendo alle galline. Si verificano, poi, altri strani eventi, come un improvviso deterioramento degli affreschi della Cappella Sistina, ed il tentativo di evasione da parte di due cardinali americani. Intanto, si succedono le votazioni, a favore di vari Cardinali provenienti dall’Africa, allorquando il Cardinale Zelindo Mascheroni, famoso per la sua reputazione di austero conservatore, viene trovato morto nel suo letto, travestito da donna. Nel corso della cerimonia funebre del Cardinale Mascheroni si tiene un incontro durante il quale i Cardinali africani scatenano un ritmo primitivo, che causa uno stato di trance ai presenti, finché non interviene Leopold Albert Ugamwa, il Cardinale esorcista di Dar es Salaam. Nella seduta successiva, mentre l’arcivescovo di Basilia perora la causa di un papa latinoamericano, il Giudizio Universale di Michelangelo inizia improvvisamente a sbiadire.
IL Cardinale Malvezzi, al colmo dello sconforto, telefona ai suoi familiari e comincia a parlare da solo, mentre altri presuli, dopo aver mangiato i piatti preparati da suore africane, perdono del tutto i freni inibitori. Intanto, Il Presidente della Repubblica telefona a Malvezzi, dicendosi preoccupato per i lunghi tempi del conclave e lo stesso Arcivescovo di Torino ha, poi, uno scambio d’idee con il Cardinale camerlengo, confessando il suo presagio che in un futuro lontano a guidare la Chiesa cattolica sarà chiamata una donna. Infine, una violenta tempesta si abbatte su Roma, provocando la caduta di alberi e statue, blackout e persino lo straripamento, finché, alla Vigilia di Natale, Ettore Malvezzi è eletto papa.
Mi chiedo come sarebbe stato accolto un film tratto da questo romanzo, laddove il film tratto dal romanzo di Harris non ha certamente suscitato scandali o polemiche, ma solo fisiologiche critiche.
Il film, in ogni caso, riesce a donare un’aria di mistero ad uno degli eventi più noti e partecipati del mondo occidentale, incentrando lo sviluppo delle vicende intorno ad un magistrale Ralph Finnies.
Ovviamente, come tutti, ho pensato anche al film del 2009 “La papessa”, diretto da Sönke Wortmann e tratto dall’omonimo romanzo di Donna Woolfolk Cross, basato sulla storia del mitico personaggio della papessa Giovanna, leggenda medievale ripresa dal potere temporale francese in conflitto con il papato.
E poi mi è venuto in mente Marie-Henry Beyle, meglio noto come Stendhal, che nel 1829 si trovava in Italia per un viaggio insieme a sette amici, durato quadi due anni; nella narrazione degli eventi a cui lo scrittore partecipa trova posto anche l’elezione di un Papa, fatta di numeri al lotto e scommesse fra i papabili.
Il Papa eletto, dopo numerose ed estenuanti votazioni, sarà Pio VIII e, a proposito delle elezioni che vanno per le lunghe, Stendhal scrive: “Ma anche l’ultimo degli artigiani romani sa benissimo che l’elezione non può avvenire nei primi giorni di conclave, poiché prima è necessario che i partiti riconoscano le proprie forze.
Anche in Stendhal viene dato spazio all’esaltazione della ritualità, che investe persino i pranzi dei Cardinali: una processione attraversa lenta tutta la città, con seguito di cortigiani e vetture di gala che accompagnano i panieri di ogni porporato. Grazie all’intercessione di un vescovo, la compagnia di Stendhal può assistere all’ispezione dei pranzi: “Ci hanno introdotto infine in una stanza provvisoria, ricavata a mezzo di un tavolato da un’altra sala più grande: sul tavolato, coperto da tappezzerie, si aprono due ruote. Molti cesti erano già arrivati al palazzo.”
Un vescovo ha il compito di controllare le vivande, ma l’ispezione, funzionale ad evitare contatti con il mondo esterno, si riduce a un puro gesto formale: “È evidente che ogni piatto potrebbe portare dozzine di biglietti, nascosti dentro ai polli arrosto o ai timballi.”
E poi, dall’interno della ruota arriva un messaggio: “Abbiamo visto arrivare sulla ruota, dall’interno del conclave, un bigliettino con due numeri, venticinque e diciassette, e con l’ordine di giocarli al lotto.”, il che significa che, probabilmente, tra i cardinali non si vuole rinunciare al gioco; d’altra parte “Quella per il gioco d’azzardo è una delle maggiori passioni degli italiani.”
Peraltro, non si tratta dell’unica eccezione alla consegna del silenzio e dell’isolamento: “Di notte si usa lanciare dalle finestre pietre bucate, che contengono bigliettini di carta sottilissima. Piazza Montecavallo e la via di Porta Pia, a fumata avvenuta, sono ormai deserte: però c’è sempre qualcuno che si trova a passarvi proprio quando la pietra vien lanciata.”
Ma l’elezione va per le lunghe e “I romani temono che fallisca la Settimana Santa. Se il Papa non sarà ancora nominato per il giorno 19 aprile prossimo, giorno di Pasqua, non ci sarà Settimana Santa, e addio affitti esorbitanti!.”
In ogni caso, gli amici di Stendhal, stanchi dell’attesa, optano per una gita a Tivoli e, quando il 31 marzo, sotto una pioggia a dirotto, avviene l’elezione, tutti sono sorpresi; la folla si raduna sotto l’acquazzone, tra cui anche un amico dello scrittore, che, avendo scommesso sulla nomina, ha vinto mille ghinee.
Le osservazioni di Stendhal sono spesso dissacranti, come il romanzo di Pazzi. Entrambi gli scrittori, in tempi diversi e con toni differenti, smontano il rito, ne polverizzano l’aura di mistero e di segreti da cui è avvolto, ne vanificano la solennità.
All’opposto, il film di Berger esalta tutti questi aspetti e lo fa in maniera certamente efficace.
Questione di punti di vista, entrambi validi, forse entrambi necessari, addirittura complementari.
Il rito, si sa, è sempre tendenzialmente misterioso e per questo è inevitabile, prima o poi, che sopraggiunga un’analisi dissacrante.
Un po’ quello che è successo ai riti del nostro sistema giustizia, in fondo; quando, dopo anni di solenni cerimoniali, improvvisamente ci si è resi conto che, in realtà, anche lì si trattava solo di esercizio del potere, senza esclusione di colpi, spesso anche molto bassi.
Certo, si potrebbe pensare che il tutto è ridimensionato dal fatto che si trattava di un potere piccolo ed autoriferito, ma, come spesso accade e come la Storia insegna, le reali dimensioni dei contesti in cui ci si scontra difficilmente vengono misurate con un metro oggettivo. Ogni potere, anche il più irrilevante e circoscritto, si ritiene essenziale ed insostituibile e, pertanto, di dimensioni almeno considerevoli.