Il film, scritto e diretto da Christopher Nolan, prende spunto dal fisico americano padre della bomba atomica, J. Robert Oppenheimer (soprannominato e qui più semplicemente Oppie) ed è ricchissimo di contenuti non solo per la sua durata (180 minuti esatti), ma anche per le molte metafore disseminate nella narrazione.

Spero che la durata non vi scoraggi da una seconda visione alla ricerca dei significati meno immediati!

Senza spoilerare troppo la trama (per quei pochi che non abbiano già visto il film), la complessa macchina narrativa è architettata da Nolan su sei segmenti narrativi, che si intrecciano continuamente fra di loro ([1]).

Nell’ordine cronologico della storia reale sono: (a) la formazione del giovane Oppie nella meccanica quantistica, (b) la direzione del programma di realizzazione della bomba atomica ovvero il c.d. progetto Manhattan, (c) l’impegno per evitare la proliferazione delle armi nucleari e, in particolare, (d) la decisione del General Advisory Committee (GAC) della U.S. Atomic Energy Commission (AEC) di sconsigliare il Presidente degli Stati Uniti dall’avviare il programma di costruzione di una bomba ad idrogeno quando l’AEC e certa parte del mondo politico ed economico spingevano in quella direzione ([2]), (e) il reclamo contro la decisione che gli aveva negato il nulla osta di sicurezza e, quindi, la possibilità di continuare a partecipare al GAC.

A queste cinque sezioni, riprese a colori e nella prospettiva delle testimonianze assunte nel reclamo, si aggiunge (f) la seduta davanti alla commissione del Senato degli Stati Uniti che doveva approvare la candidatura di Strauss come Ministro del Commercio, in cui si mette in discussione la sua scelta di mettere Oppenheimer alla guida del Institute for Advanced Study di Princeton e del General Advisory Committee (GAC) della AEC, visto che era sospettato di vicinanze al comunismo (si era nel periodo maccartista). Questa parte viene ripresa in bianco e nero, come i ricordi di Strauss sulla (d) decisione del GAC rispetto allo sviluppo del programma di costruzione della bomba H ([3]).

I sei tempi della storia sono intrecciati su due binari principali del (e) reclamo e della (f) seduta del Senato, dai quali si dipana il racconto degli avvenimenti precedenti nel ricordo dei due protagonisti e dei vari testimoni ascoltati nei due procedimenti amministrativi.

Anche se in modo atipico, visto che manca un processo giudiziario, la struttura è quella del legal thriller con l’accusa e la difesa che si affrontano su posizioni diametralmente opposte.

L’espediente narrativo serve a mettere sul banco degli imputati la scelta di Oppie di guidare il progetto Manhattan ([4]), ma l’effettivo contenuto dei due procedimenti non è quello di accertare una verità ma, come dice R. Downey Jr. / Strauss, “negare” una possibilità: quella di Oppie di continuare il suo incarico nell’AEC, per quanto in disaccordo con i piani belligeranti dei “falchi” del Governo USA, e quella di Strauss di fare parte del Governo degli Stati Uniti.

Da questo punto di vista il film è anche una sorta di “processo al processo” (come R. Downey Jr. / Strauss definisce il suo esame davanti al Senato).

La fine analisi giuridica di Nolan è attuale come sa essere solo lo sguardo penetrante dell’artista.

Il Potere, che induce subdolamente Oppie a fare il reclamo, sceglie non solo l’accusatore, ma anche il giudice.

Non riconosce il diritto al contraddittorio.

Nega la possibilità di conoscere con anticipo le accuse ([5]) e i documenti su cui si fondano ([6]).

Utilizza la raccolta indiscriminata di informazioni sulla vita dei cittadini e non si fa alcuno scrupolo di utilizzarli per subornare un testimone ([7]) o, addirittura, di cederli illecitamente ad un oscuro funzionario governativo, Borden, per creare un’accusa destinata ad alimentare un processo mediatico e la conseguente gogna pubblica.

Nolan è chirurgico nel mostrarci interrogatori condotti in spregio delle regole che dovrebbero governare un esame equo del testimone e questo in modo evidente nell’esame della moglie di Oppie, Kitty ([8]).

La donna, senza poter contare sull’aiuto del difensore perché quello di Oppie non può fare obiezioni alle domande dell’accusatore (siamo in un procedimento amministrativo!), è abile a riformulare le domande poste in modo suggestivo prima di dare le sue risposte e, così, ci mostra anche come avrebbero dovuto essere condotti gli altri interrogatori.

L’oggettiva capacità di annichilire la persona sottoposta al processo è resa nel film con le immagini di Oppie nudo e con effetti musicali che generano un senso di straniamento, mentre vengono rievocati i momenti più imbarazzanti della sua vita personale e le scelte tragiche che ha dovuto compiere.

Se allo spettatore è lasciata piena libertà nel farsi un’idea sull’operato di Oppie, qui Nolan non ha dubbi: “Nessuna commissione dovrebbe processare le opinioni” viene chiaramente detto nel film ed altrettanto chiara è la condanna del processo mediatico al quale viene sottoposto Oppie (e, in fondo, anche Strauss, per quanto egli sia ben consapevole delle regole di questo gioco perverso e cerchi di sfruttarle a suo vantaggio).

Trovo estremamente attuali queste considerazioni di Nolan, specialmente in connessione alla configurazione come Potere che assume oggi la tecnologia e che ne ricorda l’immagine descritta nei racconti kafkiani de Il Processo e de Il Castello.

Balza agli occhi il controllo totale della vita, anche privata, di Oppie attraverso la sorveglianza fisica e l’ascolto delle sue conversazioni telefoniche.

Spingendo anche un po’ più in là il significato metaforico del “potere di negare”, l’ho istintivamente associato all’accesso negato al sistema informatico: una forma ancora più totalizzante e priva di difese giudiziarie rispetto allo stesso procedimento amministrativo.

Pensate a cosa sarebbe se non avessimo più accesso al nostro conto in banca on line ([9]) o alla nostra identità digitale in un mondo (ormai alle porte) di erogazione dei servizi pubblici ([10]) o di smart working, per non dire dell’ampia possibilità di compressione dei diritti civili che consente il social credit score system (già praticato in Cina).

Il “potere di negare” la libertà di circolazione e il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro è stato alla base del presidio che ricordiamo come disciplina del Green Pass, governato attraverso decreti amministrativi sostanzialmente insindacabili perché nessun giudice poteva arrivare prima che producesse i suoi effetti limitativi delle libertà personali. La disciplina del Green Pass è uno dei tanti frutti del connubio fra Politica e Scienza nella produzione di controllo sociale.

Chiudo con un’ultima riflessione sulla parabola discendente del processo giudiziario da tutti percepito come lento a fronte dell’uso sempre più frequente dei processi mediatici e dei provvedimenti amministrativi, percepiti invece come immediati ([11]).

La mediatizzazione (intesa come narrazione dei fatti sui media: TV, Internet, etc.) è una caratteristica della nostra società. Il film pone in luce la natura strumentale dei media, utilizzati per raggiungere obiettivi altri rispetto alla narrazione dei fatti. Così era stato per l’esperimento della prima esplosione, da poter raccontare prima di una riunione fra gli Alleati in vista di successive decisioni tattiche e strategiche, così la narrazione pubblica del reclamo intentato da Oppie in quella che era la strategia comunicativa che aveva architettato Strauss.

La rapidità dei provvedimenti amministrativi, pur a costo di essere sbrigativi, si fa sempre più spazio e le decisioni sono lasciate ad Autorità amministrative, più o meno indipendenti, con il rischio, però, che assumano le fattezze della commissione messa in piedi dall’AEC per decidere il reclamo vanamente intentato da Oppie.

Come Nolan, vi lascio anche io con una domanda: davvero la velocità che caratterizza il nostro tempo è incompatibile con i tempi necessariamente più lenti dell’accertamento giudiziario?


[1] In quasi tutti i suoi film Nolan propone un confronto creativo fra il tempo della storia che narra e quello del racconto di questa storia. Tenet gioca sul concetto di tempo palindromo: un continuo andare e tornare indietro nel tempo, come il titolo del film. In Dunkirk la vicenda storica della fuga degli inglesi è vista da tre punti di vista che, nella durata reale degli eventi (in mare, in terra e in aria) equivalgono (rispettivamente) ad una settimana, ad un giorno e ad un’ora. Interstellar è un grandioso affresco sulla relatività del tempo. Inception ci porta nei meandri della diversa percezione del tempo nei sogni. In Insomnia la luce che non finisce mai nelle estati dei paesi nordici è lo sfondo delle azioni buone e cattive del protagonista che non riesce a dormire (una sottile riflessione sul rapporto fra luce e tenebre di sapore giovanneo). Temi che troviamo già nel suo secondo film Memento, dove Nolan aveva sperimentato la narrazione non lineare con l’utilizzo di scene in bianco e nero, che seguono il tempo cronologico, e scene a colori, che ripercorrono in ordine inverso la storia e mostrano allo spettatore lo stato mentale del protagonista.

[2] Potrebbe non essere causale la scelta di R. Downey Jr. per interpretare Strauss, visto che Downey è l’attore che presta le sue fattezze al personaggio Iron Man del mondo Marvel. L’accostamento è esplicito in questa intervista a Nolan e Downey jr. su https://youtu.be/g_cNTMk2nS0?feature=shared . Per chi non conosce bene il mondo Marvel, Iron Man nell’universo Avenger è il simbolo dell’industria statunitense delle armi.

[3] Nella recensione che trovate in https://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-oppenheimer-christopher-nolan-regala-film-epocale-61932.html il tema del colore è associato alla linea temporale (b/n il presente della storia, colori il racconto degli eventi passati), mentre in https://www.cinematographe.it/curiosita/oppenheimer-cose-che-non-sai-film-di-christopher-nolan/ si riporta un’intervista di Nolan in cui avrebbe detto che il b/n è per scene da un punto di vista oggettivo, il colore per il punto di vista soggettivo, un po’ come accade in Memento: un dettaglio al quale fare attenzione alla prossima visione!

[4] Al centro del film c’è sicuramente il dramma interiore di Oppie e più volte viene citata la frase che disse lui stesso in un’intervista alla BBC: “Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi” (tratta dalla Bhagavadgītā). La profondità di questo dramma riporta alla memoria l’ipotesi che fa Sciascia a proposito della scomparsa di Majorana nell’omonimo libro. Oppie, contrariamente a Majorana, decide di vivere e di scommettere sulla possibilità che la bomba atomica possa portare del bene all’umanità. Nel film Nolan fa dire ad una persona della folla: “Nessuno vorrebbe che la sua vita fosse giudicata”: penso che sia un indizio lasciato per manifestare il suo pensiero sulla (im)possibilità di formulare un giudizio sull’operato di Oppie o, comunque, per lasciare a noi spettatori una risposta. Anche in Inception Nolan ci lascia decidere se la trottola si fermerà o continuerà a girare e, quindi, se il protagonista tornerà dai suoi figli nella realtà o sceglierà di restare con la moglie nel mondo dei sogni.

[5] In una scena del reclamo l’avvocato di Oppie si lamenta che l’accusa iniziale era diversa da quella che poi viene portata avanti durante il processo.

[6] Sempre in una scena del reclamo l’avvocato chiede un documento, ma gli viene risposto che è segretato. Un’altra violazione procedurale (in un processo giudiziario, ma non in quello amministrativo!) avviene quando solo durante l’interrogatorio viene rivelato ad Oppie che i colloqui che aveva avuto durante lo svolgimento del progetto Manhattan con un agente della sicurezza, sul cui contenuto veniva interrogato, erano stati registrati a sua insaputa.

[7] Al collega fisico sperimentale e amico di Oppie, Lawrence, viene riferita una delle tante storie sentimentali di Oppie, in particolare con la moglie di un loro amico e collega, per indurlo a testimoniare contro di lui, cosa che comunque poi non farà, probabilmente grazie all’intervento di un altro loro collega, molto amico di Oppie, Isidor Isaac Rabi.

[8] Contro il parere del suo avvocato, Oppie insiste perché sia sentita anche la moglie. La frase che dice è: “Io e Kitty abbiamo attraversato il fuoco insieme”. È possibile leggere in questa frase un riferimento alla profezia di Giovanni il Battista in Mt 3, 11: “Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.” Nel film sono presenti numerose scene in cui è presente la pioggia quale simbolo del battesimo di acqua. La pioggia precede conversioni o rivelazioni: quella centrale è forse la pioggia prima dello scoppio di prova della bomba atomica a Los Alamos.

[9] In Canada il mancato accesso al conto corrente è stata una delle sanzioni utilizzate per bloccare le manifestazioni dei trasportatori No-Vax, v. https://www.open.online/2022/02/21/covid-19-canada-conti-bloccati-no-vax/

[10] Già ora ci interroghiamo sull’equità degli algoritmi di accesso ai biglietti dei concerti delle grandi star, che sono beni sicuramente non indispensabili, ma anche per le liste di attesa per le prestazioni sanitarie specialistiche, che invece indispensabili lo sono di certo.

[11] La distanza è misurata da un film come La parola ai giurati del 1957, un capostipite del legal thriller in cui tutto il film è dedicato a far riflettere i giurati sul ragionevole dubbio, ed il legal thriller atipico messo in scena da Nolan.

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