L’ Associazione Nazionale Magistrati, per mezzo della XV Commissione che si occupa di “Educazione alla legalità”, si fa promotrice di diverse iniziative tese a diffondere la legalità nella società, soprattutto tra i giovani, collaborando con le istituzioni scolastiche e civili.

In questo ambito è nato il progetto “Bevi responsabilmente”, oggetto di un protocollo di intesa siglato da ANM e FIPE (federazione italiana pubblici esercizi), che intende promuovere la cultura della legalità nel mondo del bere, attraverso la sensibilizzazione al rispetto della normativa che regola la materia, e la conoscenza delle conseguenze sul piano penale e amministrativo, sia per gli esercenti che per i consumatori, derivanti dall’assunzione “non corretta” delle bevande alcoliche.

Parlare di educazione al “bere sano e consapevole” significa tutelare la salute dell’individuo e garantire la sicurezza sociale e – allo stesso tempo – valorizzare il prodotto di qualità, promuovendo una convivialità sana ed equilibrata.  

Il progetto si muove nell’ottica della sensibilizzazione nella duplice direzione dei giovani e degli esercenti; perciò, si avvale del competente apporto degli esperti della FIPE.

Quando ho illustrato il contenuto del laboratorio da svolgere nella giornata del 27 maggio scorso in Cassazione nell’ambito della “Notte bianca della legalità” mia figlia mi ha guardato sconsolata, pensando: “sarà la classica lezione noiosa, o peggio la solita ramanzina a noi ragazzi irresponsabili”.   

E invece…

Il consigliere della Corte di Cassazione illustra in maniera semplice e diretta gli argomenti raccontando episodi veramente accaduti. Due giovani e simpatiche responsabili della FIPE proiettano delle slides e commentano in maniera molto competente e chiara la normativa. Coinvolgono i ragazzi presenti ponendo loro delle domande.

Lo sapete che c’è un orario oltre il quale non si può somministrare alcol nei locali (tra le 03,00 e le 06,00) e per la vendita da parte degli esercizi di vicinato (tra le 24,00 e le 06,00)? Sì, ma se mi fermo ad un’area di servizio in autostrada posso comprare ciò che voglio? E no! Ci sono regole anche lì. Ma le restrizioni valgono tutto l’anno? E se voglio festeggiare a Capodanno con un po’ di bollicine?

I gestori dei locali che proseguono l’attività oltre le ore 24,00 devono esporre due tabelle, una che descrive i sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica nell’aria alveolare espirata e un’altra che indica la quantità delle bevande alcoliche più comuni che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza, in rapporto al sesso e al peso corporeo, anche se in realtà – ci spiegano- influiscono anche altri fattori soggettivi. Queste tabelle sono comunque utili per farsi un’idea delle conseguenze fisiche di una bevuta.

Ancora più utile è sapere che i gestori dei locali che proseguono l’attività oltre la mezzanotte devono mettere a disposizione dei clienti gli apparecchi di rilevazione del tasso alcolemico, i famosi alcoltest. Effettivamente non ne avevo idea, quindi mi offro volontaria per provarlo! Sono proprio curiosa di vedere come funziona. Basta prendere un bel respiro e soffiarci dentro, poi aspettare qualche minuto e una sostanza chimica reagisce colorandosi. Facile come bere un bicchiere …d’acqua.      

L’esercente è tenuto a chiedere l’esibizione di un documento di identità al cliente che desidera consumare una bevanda alcolica, perché rischia grosso, addirittura risponde penalmente se somministra alcol ad un minore di sedici anni e comunque può subire una sanzione amministrativa se il minorenne ha più di sedici anni.

Allora non mi devo stupire se al bar mi chiedono la carta di identità! E se si presenta mia madre? Vabbè ma si vede benissimo che ha passato la maggiore età da un pezzo!

In ogni caso servire alcolici richiede responsabilità, non solo nei confronti dei minorenni. E’ vietato somministrarne anche ad una persona che sia in evidente stato di ubriachezza o di infermità mentale.

Appena il tempo di tornare al mio posto che il tema vira sulla guida e io che ho preso la patente da meno di un anno mi sento chiamata in causa.  Ovviamente so che non posso bere se devo guidare, ma c’è altro che dovrei conoscere?

Innanzi tutto le categorie cd. <<alcol zero>> sono tre, i minori di anni 21, coloro che hanno ottenuto la patente da meno di tre anni e i conducenti professionali. Mentre per coloro che non rientrano in questi casi è tollerato un tasso alcolemico pari a 0,5% (fino a 0,5 grammi per litro di sangue), per noi <<tolleranza zero>>! Altrimenti sono previste sanzioni amministrative e la sospensione della patente, nei casi più gravi la revoca della patente, e poi?  “Si va nel penale”, tuona il giudice. Ma non basta, perché la pena è raddoppiata se si provoca un incidente stradale. Allora quasi quasi è meglio non sottoporsi all’alcoltest? No!! Non ci si può rifiutare, il rifiuto di sottoporsi al test è punito in misura ancora più grave.

Attenzione: ci sono delle regole simili anche per chi guida dopo avere assunto sostanze stupefacenti.  

La serie di reati che si possono commettere guidando dopo avere bevuto un bicchiere di troppo non è finita, perché se nell’incidente rimane ferita una persona si risponde di lesioni colpose. E se qualcuno muore? È omicidio stradale. E non vale fare i <<furbi>> scappando (che è un altro reato), bisogna fermarsi e prestare soccorso.

Non me lo aspettavo ma devo ammettere che ciò che ho imparato oggi è stato molto interessante. Conoscere il perché ci viene detto di bere responsabilmente è stato importantissimo. Non ho sentito la solita ramanzina sui giovani incoscienti e ho capito l’importanza che ha conoscere le regole e rispettarle, per vivere meglio.

In fondo quando io e i miei amici usciamo la sera vogliamo solo divertici, e allora come si fa? Basta che uno di noi, a turno, resti sobrio, per evitare guai a tutti. Pensare che ci si può rovinare la vita in un attimo, solamente per aver bevuto senza riflettere…

No, non ne vale la pena.      

I ragazzi escono ordinati dalla grande aula della Corte di Cassazione mormorando e io mi chiedo chissà quali riflessioni avrà suscitato l’incontro di oggi. Chissà se noi adulti abbiamo saputo trovare le parole giuste per entrare in sintonia con i nostri giovani interlocutori, se siamo riusciti nell’arduo compito di trasmettere il messaggio di legalità.  

Cerco di capirlo dallo sguardo di mia figlia, lei mi sorride. È andata bene.   

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