Il 9 aprile 2015 alle 10,55 il Giudice Fernando Ciampi è stato ucciso nel Suo ufficio, al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, presso gli Uffici della Sezione Impresa.

Era entrato in magistratura giovanissimo a 24 anni, nel 1967.

Era un giudice rigoroso, integerrimo, grande lavoratore. Era diretto nei modi, non certo cerimonioso; un giornalista ha scritto di lui “aspro con i furbi e gli incompetenti, dialogante e generoso con i preparati e gli onesti”. Tutti hanno sempre apprezzato in lui l’intelligenza e la vivacità, sapeva cogliere i punti essenziali del problema e andava dritto alla soluzione. Una dote indispensabile per un giudice.

Definito una persona “eclettica”, Ciampi, oltre al lavoro che faceva con scrupolo, aveva anche altre due passioni: amava coltivare il suo orto e leggere libri di letteratura straniera, in tedesco e in inglese, lingue che conosceva alla perfezione.

Nella Sua lunga carriera si è occupato in particolare del settore civile, negli ultimi anni facendo parte e presiedendo le sezioni societaria e fallimentare.

Era in questo ruolo anche la mattina del 9 aprile, quando, dopo aver presieduto una camera di consiglio, si era fermato nel Suo ufficio a risolvere un piccolo problema informatico.

Era chino sulla stampante, quando la mano di Claudio Giardiello, ha stroncato la sua vita con due colpi di pistola.

Una “vendetta” premeditata per essersi occupato di una causa legata al fallimento della Immobiliare Magenta.

Riportano le cronache giudiziarie che quella mattina, al terzo piano, era in corso il processo che vedeva imputato Giardiello per bancarotta fraudolenta per il crac Eutelia-Agile.  

In quel contesto si è scatenata la furia omicida. Dopo aver ucciso a colpi di pistola il suo avvocato difensore Lorenzo Alberto Claris Appiani, di 37 anni, e Giorgio Erba, suo coimputato, Giardiello ha completato la strage uccidendo nella sua stanza il giudice Ciampi.

Il compito del giudicare è un compito difficile. Con le nostre scelte noi giudici – del settore civile, del settore penale, requirenti o inquirenti – decidiamo, al di là del tecnicismo delle nostre motivazioni, della vita delle persone. Anche alle Sezioni Fallimentari o dell’Impresa, o del Lavoro decidendo della sorte delle aziende, decidiamo della vita delle persone, dei posti di lavoro, del benessere o del malessere delle famiglie.

È compito dello Stato garantire che la nostra funzione possa essere esercitata in sicurezza in ambienti di lavoro salubri e protetti.

L’assassinio del giudice Ciampi ha ridestato il problema della sicurezza degli uffici giudiziari e da allora molti interventi sono stati fatti.

                                                                                    Tiziana Orrù

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